Impianti, Aice: entro il 1° luglio cavi elettrici con certificazione Ue antincendio

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Impianti, Aice: entro il 1° luglio cavi elettrici con certificazione Ue antincendio

Dal 1° luglio 2017 produttori e importatori potranno immettere sul mercato Ue solo cavi elettrici che rispettino il regolamento Prodotti da costruzione (regolamento Cpr), ossia il Regolamento Ue 305 del 2011. Tutti i cavi installati in modo permanente nelle costruzioni, sia che servano per il trasporto di energia che per la trasmissione di dati, e qualsiasi siano i conduttori (metallici o in fibra ottica), dovranno essere classificati ai fini della reazione al fuoco ed essere sottoposti ad un preciso iter che ne certifichi le prestazioni.

Si tratta di una novità che coinvolge un numero ampio di soggetti: dai produttori di cavi agli installatori, fino ai progettisti di impianti elettrici. Così, l’Aice – l’Associazione italiana industrie cavi e conduttori elettrici, federata Anie (Federazione nazionale imprese elettrotecniche ed elettroniche) – ha avviato una campagna di informazione, già iniziata da tempo presso i produttori di cavi elettrici per energia e trasmissione dati, interessati dalle novità, e che poi ha coinvolto vari stakeholder. «Ora abbiamo un piano in partnership con enti diversi proprio per andare in modo più capillare verso il basso, vuol dire verso la progettazione dell’impianto e l’installatore, ma anche verso i distributori di materiale elettrico, che sono di fatto il front-end importante dell’installatore», ci dice Stefano Bulletti, presidente di Aice (nella foto). «Abbiamo programmato – continua – alcuni road show che gireranno l’Italia, sono coinvolti anche l’IMQ, il marchio di qualità che certificherà in gran parte i cavi italiani, il Cei (il Comitato elettrotecnico italiano ndr) e altri enti notificati che hanno la possibilità di intercettare molti degli installatori o dei progettisti. Mi riferisco ad agenzie che fanno questo servizio su tutto il territorio italiano».

Il Regolamento Prodotti da costruzione e le novità in vigore dal 1° luglio 2017
Il Regolamento Cpr riguarda tutti i prodotti fabbricati per essere incorporati in modo permanente nelle opere di costruzione, ossia edifici e opere di ingegneria civile. Dunque vi rientrano le abitazioni, gli edifici industriali e commerciali, scuole, ospedali, uffici, etc.. E di conseguenza anche i cavi elettrici, inglobati in tali opere, rientrano nel campo d’azione della direttiva 305 del 2011, il cui obiettivo è diffondere un linguaggio comune all’interno dell’Ue per le prestazioni dei prodotti e per le loro caratteristiche essenziali.
Per i vari gruppi di prodotti da costruzione la direttiva 305 del 2011 è in vigore da luglio 2013, ma non per i cavi elettrici. Sui quali il regolamento Cpr ha iniziato ad avere effetto solo dopo la pubblicazione della norma EN 50575 nella lista delle norme armonizzate ai sensi della direttiva 305/2011. Solo dal 10 giugno 2016, dunque, il regolamento Cpr è applicabile ai cavi elettrici.

È iniziato, così, un periodo di coesistenza, durante il quale possono essere immessi sul mercato cavi rispettosi o meno del regolamento Cpr. Fase che terminerà il 1° luglio 2017, quando tutti i cavi elettrici che faranno ingresso nel mercato, dovranno essere accompagnati, oltre che dalla marcatura CE, anche da una dichiarazione di performance.
Si tratta della Dichiarazione di prestazione (Dop) contenente tutte le informazioni essenziali sul cavo, che il fabbricante deve redigere, dopo averlo sottoposto alle verifiche di un organismo indipendente (organismo notificato) che ne controlla le prestazioni, attribuendogli una delle euroclassi di reazione al fuoco, contraddistinte da una lettera (A, B1, B2, C, D, E ed F), dove le prime classi sono quelle con prestazioni migliori, mentre la F è frutto di un’autodichiarazione da parte del costruttore. Ci sono poi parametri aggiuntivi che fanno riferimento all’emissione di fumo, di gocce incandescenti e di acidi in caso di incendio.

La Dichiarazione di prestazione «è molto importante – ci spiega Stefano Bulletti – perché è una garanzia che arriva fino all’utente finale». «Il Regolamento Cpr – continua il presidente dell’Aice – ha spinto i produttori a classificare i propri cavi e a renderli conformi alle varie classi. È ovvio che, una volta identificate le classi, servirà effettuare tutte le varie prove che attestino l’appartenenza del cavo ad una di esse. È a fronte di questo che nasce la Dop».

Così come prevede il Regolamento Cpr, inoltre, la marcatura CE deve essere «apposta in modo visibile, leggibile e indelebile sul prodotto da costruzione o su un’etichetta ad esso applicata». Se ciò non è possibile, allora va inserita «sull’imballaggio o sui documenti di accompagnamento». Il segno CE, inoltre, è seguito da una serie di informazioni, tra le quali: il riferimento della dichiarazione di prestazione e della norma tecnica applicata e la classe della prestazione dichiarata.

Sul fronte cavi elettrici, sono due gli aspetti da rimarcare secondo Stefano Bulletti. «Uno – ci dice – è la presenza delle varie informazioni contenute nei documenti che accompagnano i cavi; l’altro risiede nell’immediatezza con la quale vengono riconosciuti i prodotti. Sul packaging e sul cavo stesso si troveranno indicazioni che renderanno il cavo subito identificabile per l’utilizzatore finale, ossia l’installatore, che potrà subito riconoscere cosa sta comprando».
Una volta che il cavo ha le sue prestazioni ben definite, ci sono poi le norme installative che aiutano i progettisti a scegliere il cavo giusto a seconda degli ambienti e del tipo di installazione. «Ogni singolo Paese ha le sue norme applicative, ognuno di essi stabilisce che per un certo locale, il cavo, rispondente alla normativa Cpr, deve essere di una certa classe», ci spiega ancora il presidente Bulletti.

Per i cavi già installati e non rispondenti alle nuove regole, cosa accadrà dal 1° luglio 2017? «La normativa non è retroattiva, non implica modifiche agli impianti. Però, nel caso in cui gli impianti dovessero essere rifatti, allora questi dovranno essere adeguati alla nuova normativa», ci dice Bulletti.
A fronte del periodo di coesistenza (già iniziato), durante il quale possono già essere immessi sul mercato cavi rispondenti al regolamento Cpr, anche se ciò non è obbligatorio fino al 1° luglio del prossimo anno, le industrie italiane si sono già preparate, guardando anche oltre i confini del Bel Paese. «Le industrie di cavi italiane non solo dovranno adeguare le proprie produzioni al mercato italiano, ma anche a quello estero. Il 74 per cento del fatturato dei produttori di cavi che cercano il segmento dell’edilizia per abitazione o industriale, è infatti indirizzato all’estero e le industrie italiane si sono attivate da tempo per essere pronte alle richieste del mercato», conclude il presidente dell’Aice.

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