Tariffe elettriche, quali novità in arrivo?
È in atto una riforma che coinvolge quasi 30 milioni di consumatori ed ha l’obiettivo di rendere la bollette più aderenti ai consumi reali delle famiglie.
A causa degli shock petroliferi e per calmierare i consumi, in Italia negli anni Settanta furono introdotte delle bollette elettriche in ambito domestico strutturate su quattro scaglioni di consumo (0-1.800 kWh, 1.800-2.640 kWh, 2.640-4.440 kWh e oltre 4.440 kWh) con tariffe progressive: più elettricità si consumava, più alto era il prezzo del singolo kWh consumato. Tipicamente, le famiglie che consumavano meno di 2.700 kWh l’anno pagavano una bolletta sotto costo rispetto ai propri consumi. La loro bolletta veniva finanziata da chi consumava di più e dagli utenti non residenti (questi ultimi pagavano una tariffa comunque maggiorata). Le tariffe progressive sono sopravvissute in Italia, unico caso in Europa, praticamente fino ai giorni nostri ma nel 2015, con la deliberazione 582/2015/R/EEL, l’Autorità per l’Energia ha deciso di prendere atto delle mutate condizioni sociali e di consumo delle famiglie introducendo una nuova tariffazione elettrica. La riforma, che sta coinvolgendo quasi 30 milioni di consumatori elettrici, ha l’obiettivo di favorire il vettore elettrico nei consumi finali e rendere la bollette più aderenti ai consumi reali delle famiglie. L’iter della riforma arriverà a compimento il primo gennaio 2018, quando non esisteranno più gli scaglioni di consumo progressivi.
Le tappe fondamentali della riforma
Dal primo gennaio 2016 è stata infatti la progressività della tariffa per il trasporto dell’energia e la gestione del contatore, mentre dal 1° gennaio 2017 è stata eliminata la progressività della tariffa per il trasporto dell’energia e la gestione del contatore ed è stata ridotta la progressività della tariffa degli oneri di sistema. Dal primo gennaio 2018 la riforma andrà a regime, grazie all’applicazione della piena struttura non progressiva anche alla tariffa per gli oneri di sistema. In altre parole, la tariffa degli oneri per i servizi di rete e la tariffa per gli oneri di sistema (in totale oltre il 40% della bolletta) saranno uguali per tutti gli utenti e per ogni livello di consumo. I costi di misura, commercializzazione e distribuzione verranno coperti in quota fissa (€/anno) e in quota potenza (€/kW/anno), mentre i costi di trasmissione in quota energia (€/kWh). A regime quindi, i servizi di rete (misura, distribuzione e trasmissione) assumeranno una struttura trinomia detta TD valida per tutti i clienti domestici e si eliminerà ogni forma di progressività. Da notare che per gli utenti domestici non residenti la tariffa degli oneri di sistema viene applicata sia in quota fissa, sia in quota energia, in modo tale che i tre quarti del gettito totale (per residenti e non residenti insieme) derivi comunque dalle quote energia. Nel suo complesso, il 75% circa della bolletta dipenderà dai kWh prelevati e questo, nelle intensioni dell’Autorità, dovrebbe rappresentare un incentivo a comportamenti virtuosi da parte dei consumatori elettrici.
I nuovi livelli di potenza
Con la riforma, aumenta la possibilità di scelta dei livelli di potenza contrattualmente impegnata (da 6 a 15), grazie all’introduzione di livelli di potenza con un passo più fitto rispetto all’attuale. Le nuove taglie aumentano di 0,5 kW da 1,5 fino a 6 kW e di 1 kW fino a 10 kW (la taglia successiva è 15 kW). Dal primo aprile 2017 e per i due anni successivi viene azzerato il contributo amministrativo fisso per la richiesta di variazione del livello di potenza e ridotto di circa il 20% il contributo in quota potenza per gli aumenti fino a 6 kW.
I vantaggi per le pompe di calore
Se a causa della riforma i tempi di ritorno degli investimenti in efficienza energetica nelle abitazioni rischiano di aumentare, c’è un ambito che comunque potrebbe trarre giovamento dalla riforma: quello delle pompe di calore annuali, che possono funzionare sia per il riscaldamento invernale come per il raffrescamento estivo e per le quali l’autorità aveva già introdotto in via sperimentale dal 2014 al 2016 una nuova tariffa (la D1) per andare incontro alle esigenze di chi aumentava i propri consumi elettrici con apparecchiature efficienti. «Secondo i dati dell’Autorità per l’Energia, gli utenti che hanno aderito alla tariffa D1 sono stati circa 16.000, soprattutto nel Nord del Paese -afferma Fernando Pettorossi di Assoclima-. Si potrebbe pensare che sia un risultato deludente visto che nello stesso periodo sono state vendute circa un milione di pompe di calore. In realtà, si tratta di un buon inizio perché la tariffa D1 poteva essere richiesta da un numero limitato di utenti: i residenti che non potevano usufruire di un impianto di riscaldamento a caldaia e, inoltre, le pompe di calore dovevano garantire delle prestazioni minime pari a quelle richieste per l’accesso agli Ecobonus per le riqualificazioni energetiche. Se consideriamo anche la scarsità di informazione fornita agli operatori, possiamo considerare il risultato più che accettabile. Il nostro punto di vista generale sulla riforma è comunque positivo – prosegue Pettorossi –. Mi preme ricordare che le pompe di calore aiutano lo sviluppo del mercato del fotovoltaico, come dimostrato proprio dai dati sulla tariffa D1. Queste due tecnologie sono spesso installate insieme. Il fotovoltaico e d’altronde anche il solare termico hanno il pregio di poter dialogare con le pompe di calore e amplificare così le rese già elevate di queste apparecchiature».
Come cambia la tariffa elettrica
La tariffa elettrica è composta da tre componenti fondamentali:
- oneri generali di sistema, che comprendono gli importi fatturati per la copertura di costi relativi ad attività di interesse generale per il sistema elettrico e che vengono pagati da tutti gli utenti;
- oneri per i servizi di rete, che comprendono gli importi fatturati per le diverse attività che consentono ai venditori di consegnare l’energia (trasmissione, distribuzione e misura);
- servizi di vendita, che comprendono gli importi fatturati per le diverse attività svolte dal venditore per fornire l’energia elettrica al cliente finale.
La riforma tariffaria interviene marginalmente sui servizi di vendita (in media circa il 50% di spesa in bolletta per i clienti domestici), ma modifica in profondità gli oneri generali e quello per i servizi di rete in un processo che ha preso avvio il primo gennaio 2016 (tabella 1).